Per secoli gli ebrei hanno conosciuto la diaspora, la loro disseminazione in tutto il mondo. Privi di un territorio dove radicarsi e dove le proprie istituzioni potessero solidificarsi, gli ebrei non avevano uno Stato, ma costituivano una comunità in continuo movimento. L'attaccamento alle proprie tradizioni culturali e religiose era tale da rendere difficile l'integrazione nelle società dove si stabilivano. In un certo senso si può dire che gli ebrei fossero stranieri ovunque si trovassero, cosa che contribuì non poco a creare diffidenza nei loro confronti.
Alla fine dell'Ottocento nacque il sionismo, movimento iniziato da Theodor Herzl, che voleva dare una sede nazionale agli ebrei, un rifugio dall'antisemitismo e dalle ingiustizie. Il sionismo mirava ad offrire agli ebrei dispersi nel mondo una patria comune in Palestina, sotto la protezione delle potenze coloniali europee, Inghilterra in primo luogo. Ma non solo.
Le idee di Herzl si inserivano in un movimento migratorio ebraico già in atto in Russia, causato dai pogrom degli anni 1881-1882. (Pogrom è un termine storico di derivazione russa con cui vengono indicate le sommosse popolari antisemite. Primi veri e propri pogrom dell'età contemporanea furono attuati nel 1881 in seguito all'assassinio dello zar Alessandro II. Un paio di decenni dopo, con il fallimento della rivoluzione russa del 1905, circa seicento fra villaggi e città furono al centro di pogrom; un altro massacro ai danni della popolazione ebraica si era già avuto nel 1903 a Kišinev, oggi Chişinău in Moldavia. Sebbene tali spedizioni punitive fossero accreditate quali reazioni spontanee della popolazione verso gli usi religiosi ebraici, sembra certo che esse furono volutamente organizzate dal governo zarista per convogliare verso l'intolleranza religiosa e l'odio etnico la protesta di contadini e lavoratori salariati sottoposti a dure condizioni di vita. Anche nella guerra civile in seguito alla rivoluzione bolscevica del 1917 furono attuati in Ucraina dai capi delle Armate bianche numerosi pogrom che causarono centinaia di migliaia di vittime).
Secondo dati del 1930, dal 1880 al 1929 emigrarono dalla Russia 2.285.000 ebrei, e, di questi, 45.000 in Palestina. La stragrande maggioranza preferì recarsi altrove: 1.930.000 scelsero le Americhe, 240.000 l'Europa, i restanti l'Africa e l'Oceania. Dall'Austria, dall'Ungheria e dalla Polonia emigrano, dal 1880 al 1929, in 952.000: 697.000 nelle Americhe, 185.000 in altri Paesi europei, 40.000 in Palestina. Proporzioni analoghe si riscontrarono fra i migranti provenienti da altri Paesi. In totale, durante questi decenni migrano 3.975.000 ebrei: 3.250.000 nelle Americhe (di cui 2.885.000 negli Stati Uniti), 490.000 in Europa occidentale e centrale, e solo 120.000 in Palestina.
Questi ebrei, in maggioranza proletari poveri in cerca di fortuna, presto cominciarono a costituire un problema per gli ebrei ricchi, giacchè il loro progressivo aumento - nonchè le loro idee fortemente socialiste - cominciava ad irritare l'opinione pubblica ed i governi occidentali, fomentando in un certo qual modo l'antisemitismo. C'era perciò bisogno di mettere un freno a queste migrazioni per preservare la stabilità acquisita dagli ebrei europei occidentali. Bisognava trovare per tutti costoro un posto dove andare. La scelta della Palestina si imponeva naturalmente, data la sopravvivenza presso gli ebrei di una tradizione culturale basata sulla speranza messianica di un ritorno nella terra di Israele.
Gli Stati europei, Inghilterra in primo luogo, sostennero da subito il movimento sionista. Essi infatti vedevano nell’insediamento ebreo in Palestina un punto d’appoggio per contrastare l'egemonia turca in quell’area. (A partire dal 1882 Edmond James de Rothschild divenne uno dei principali finanziatori del movimento sionista e acquistò il primo sito ebraico in Palestina, l'attuale Rishon LeZion. Nel 1924 fondò la Palestine Jewish Colonization Association, PICA, che comprò più di 125.000 acri, 560 km2 di terreno).
C'erano però alcuni "problemi". A quell'epoca il territorio palestinese, sotto il dominio dell'Impero Ottomano, era già abitato prevalentemente da arabi. Certo il sionismo venne vissuto dagli ebrei come un movimento di emancipazione e non di conquista ma là dove si erano installati c'era già qualcuno.
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